Fiat Voluntas Sua

I retroscena di un coronavirus annunciato

Racconto

Venerdì 27 marzo 2020
INTRODUZIONE ALLA PUBBLICAZIONE DEL RACCONTO A PUNTATE SU LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
Con la pubblicazione a puntate del racconto Fiat Voluntas Sua di Gino Capone (sceneggiatore e scrittore originario di Oria), La Gazzetta del Mezzogiorno vuole rievocare l’epoca in cui i quotidiani pubblicavano romanzi a puntate, definiti Romanzi D’appendice in Italia e Feuilleton in Francia, dove furono pubblicati per la prima volta agli inizi dell’800. L’offerta ebbe un grande successo e ben presto si diffuse in tutta Europa, a dispetto dei soliti detrattori che si affrettarono a definire i romanzi a puntate un sottogenere letterario solo perché destinati a un pubblico di massa. Il tempo, che come sempre è galantuomo , li ha smentiti clamorosamente. Infatti, grazie a quella lodevole iniziativa editoriale, hanno visto la luce: I Tre Moschettieri di Dumas, I Miserabili di Victor Hugo, I Fratelli Karamazov di Dostoevskij, e gli italiani Sandokan di Emilio Salgari e Le Avventure di Pinocchio di Carlo Collodi, solo per citare alcuni dei titoli più noti. Capone, che nel 1967 ideò il Corteo Storico di Federico II - Torneo dei Rioni di Oria, con questo racconto offerto a «La Gazzetta» dimostra il suo legame con la terra d’origine. Autore di fiction e film di successo (ha partecipato anche al Festival di Venezia con Mamma Ebe di Carlo Lizzani) trascorre le sue vacanze a San Pietro in Bevagna con la famiglia e gli amici di sempre.

Carissimi Amici
Credo che in situazioni targate Covid 19 come questa che ci sta travolgendo, stravolgendoci, ciascuno debba fare la propria parte condividendo con la comunità quel che può.
Io, non sapendo far altro che scrivere, posso solo contribuire a mitigare la segregazione proponendo un‘arma contro il tempo, se non per ammazzarlo , quantomeno tramortirlo per un po’: la lettura di una Instant Story che, parlando come si mangia, è un racconto breve sull’attualità; l’ho scritto avvalendomi della metafora, non tanto per emulare la satira allegorica del filosofo cinico Antistene, ma convinto che.. Le fiabe dicono più che la verità. E non solo perché raccontano che i draghi esistono, ma anche perché affermano che si possono sconfiggere, firmato G.K.Chesterton, scrittore e giornalista inglese , autore della popolare serie televisiva Padre Brown.
Se vi va, leggete questo mio racconto e, se vi dovesse anche piacere, condividetelo.
Ma dopo lavatevi bene le mani.

FIAT VOLUNTAS SUA

La breve storia che state per leggere tratta di una vicenda ancora in corso e ne racconta i retroscena che hanno dell’incredibile, il che non vuol dire che detti retroscena non siano veri al pari della vicenda, come potrebbe sospettare qualche lettore che prende le parole alla lettera. Quante volte, sentendo o leggendo un fatto di cronaca, rosa o nera che sia, abbiamo detto che era incredibile?
Semmai, il suddetto lettore, potrebbe ritenere poco credibile il raccontare una vicenda ancora in corso in quanto , proprio perché in corso, non potrebbe avere un finale.
Il che non è detto.
Potrà mancare il finale reale, che non è ancora avvenuto, ma non si può escludere che possa averne uno ipotizzato e che, magari, per ironia della sorte, possa corrispondere in tutto e per tutto a quello vero e rivelarsi addirittura profetico.
Detto questo, al suddetto ascoltatore direi che , nel dubbio, gli conviene pazientare e vedere come va a finire la storia . E’ probabile che, alla fine, non gliene freghi più niente se quello che ha sentito è vero, parzialmente vero o del tutto inventato.
Lo dico per mettere le mani avanti e avvertire che il “qui pro quo” potrebbe porsi anche con l’ambientazione, la location in cui si sta svolgendo il tutto, che è indescrivibile, altro termine soggetto a sollevare dubbi perché le parole sono il diavolo , come sostiene Josè Saramago, uno dei miei scrittori preferiti, e a volte te ne può scappare una che , involontariamente crea malintesi, fraintendimenti . In questo caso, però, non ci possono essere equivoci di sorta: o l’ambientazione è talmente singolare che per poterla descrivere non si trovano le parole giuste neanche con l’aiuto del signor Treccani, che non si hanno o non si possono avere notizie certe su dove si stia svolgendo realmente. Di conseguenza, dato che il racconto deve andare avanti, dirò solo che c’èra un trono, anche se non si sa bene dove fosse collocato, e due personaggi che parlavano tra loro.
Uso il passato perché , trattandosi del racconto di un retro-scena, la parola stessa , diabolica o meno, e anche il verbo, dicono che è qualcosa avvenuta prima.
Uno dei due personaggi era il Signore in persona , lo si poteva facilmente dedurre dalla lunga tunica bianca, quasi luminosa , e dalla lunga chioma bionda, da cui, presumibilmente, trae origine il detto a quel biondo Dio.
L’altro era un Angelo, biondo oro come il Signore, dalla testa riccioluta ai piedi, comprese le ali, e si chiamava Serafino, di nome e di fatto, nel senso che, data la giovane età , era Serafino anche come grado.
«Sarà più o meno come Sodoma e Gomorra o tipo Diluvio universale?», chiese il Biondo, avvicinandosi al Signore, assiso in trono.
«Per l’amor del cielo», rispose il Signore, usando un’espressione che potrebbe indurci a credere che abbiamo individuato l’ambientazione della scena, ma non è così.
«E’ buona norma far tesoro delle esperienze passate», proseguì, il Signore. «E quelle furono entrambe due gran cazzate (disse proprio così, testuale). Nella prima, feci fuori tutti per dare un esempio forte e convincere gli altri a cambiare rotta, ma non portò a niente. Con il diluvio misi in salvo solo un nucleo famigliare affinché rinnovasse i quadri e mettesse in circolo una generazione migliore della prima ma , ahimè! , quelli che vennero dopo si sono rivelati peggiori. Questa volta non voglio fare lo stesso errore».
«Errare Humanum est », disse il Biondo, consolante.
«Se humanum est, non può essere da me», rettificò il Signore.«Così come non è da me perseverare».
Al giovane Serafino gli venne un dubbio e non seppe trattenersi dal chiarirlo, anche se non era cosa buona e giusta interrompere il capo.
«Perdonami Signore se lo chiedo», disse, con la cautela dovuta a un sottoposto. «Come mai tu , che dai nostri seguaci in Terra sei ritenuto l’essere onnisciente per antonomasia, ignorassi che quelle due iatture sarebbero stati degli errori?».
«I nostri seguaci, dici ?», rispose il Signore, accalorato. « Quelli non sanno quel che dicono (frase già usata in passato ma sempre efficace). Non mi conoscono, non mi hanno mai visto né sentito, a volte si chiedono persino se esisto o meno, e si arrogano il diritto di attribuirmi attitudini di cui neanch’io sono certo ».
«Okay!», rispose il Biondo, che conosceva lo slang USA grazie alla tesi sugli usi e costumi dei cristiani del posto data per diventare Serafino.
«Questa volta», disse il Signore .«Voglio qualcosa di più sottile, anche di più perverso se vuoi».
«E sarebbe?»
«Un virus , un bel virus con tanto di corona», rispose il Signore, soddisfatto della pensata.
«Un virus regale», chiosò il Biondo.
«No. Letale no», si affrettò a precisare il Signore.
«Ho detto regale, Signore…regale », precisò il Biondo, alzando leggermente il volume.
Il Signore chiese scusa, pur non essendone avvezzo, e si giustificò ammettendo, suo malgrado, che cominciava ad accusare qualche problema d’udito.
Anche di memoria - pensò tra sé e sé Serafino a proposito dell’idea del virus. Gli sembrava vecchia, già usata in passato. Sebbene giovanissimo, aveva sentito gli Arcangeli più anziani parlare di peste, colera, spagnola, asiatica, Aids , ebola, e simili; per cui, temendo che il capo l’avesse scordato, si premurò di ricordarglielo.
«Fandonie, calunnie », tagliò corto il Signore, infervorato. «Non c’entro nulla con tutta quella roba lì».
«Neanche con l’Aids?», chiese d’impulso il Biondo.
«E perché avrei dovuto?», rispose il Signore, tollerando la sottintesa insinuazione della domanda. «Sono lontani i tempi di Sodoma e Gomorra, lontani e superati ».
«Quei flagelli , comunque ,ci sono stati».
«Ma non li ho procurati io», rispose il Signore, che lo avrebbe giurato anche, ma non amava autocitarsi ed evitò.
«E’ scritto che non cade foglia che Dio non voglia», disse il Biondo, smarrito.
«Non l’ho scritto io », rispose il Signore.
«E’ un equivoco che andrebbe chiarito», propose il biondo, ma il Signore bocciò la mozione e ne spiegò il perché.
«Non è un equivoco, è un alibi», affermò. «Un alibi di coloro che non hanno il coraggio di assumersi la paternità dei casini che combinano e scaricano la colpa addosso a me, a volte dandomi perfino origini suine. E’ vero che ho detto loro: aiutati che io ti aiuto, ma hanno fatto finta di non capire che il mio aiuto sarebbe intervenuto solo dopo che si fossero aiutati da soli».
Serafino prese atto , ma provò a ribattere comunque.
«Questa volta però..».
«Questa volta cosa?», lo interruppe il Signore, deciso. «Questa volta ci metto ancora una volta la faccia perché hanno toccato il fondo.
Serafino annuì . Concordava in pieno con quanto affermato dal capo ma c’era qualcosa che gli sfuggiva e volle chiedere lumi.
«Come mai, Signore», disse.«Queste tue creature, tutte, senza distinzione di sesso, di colore e di condizione sociale , sono migliori quando sono nudi, a letto, che quando sono vestiti, alla guida delle loro carrette su quattro ruote, o per strada?».
«Bella domanda», disse il Signore, facendo un grosso sospiro. «Me lo sono chiesto anch’io, spesso , ma ancora non sono riuscito a darmi una risposta».
«E se fosse un retaggio atavico?», disse il biondo, azzardando una spiegazione. «Un fatto ancestrale ereditato dai capostipiti, allegri e felici sino a quando non hanno dovuto coprirsi con la foglia di fico».
Il Signore si fece riflessivo, ma solo per un attimo. Poi tagliò corto. Non gli andava di parlare di quel periodo. Qualcosa era andato storto , ma ancora non sapeva bene cosa. Quella storia della mela e del serpente non lo aveva mai convinto del tutto. Si limitò a dire a Serafino che la sua ipotesi era probabile, ma poi volle tornare al punto e, siccome se l’era perso, chiese dove erano rimasti.
«Al fatto che ci mettevi la faccia perché avevano toccato il fondo».
«Esatto», disse il Signore riprendendo il filo. «E lo faccio non solo perché è diventato urgente, ma essenzialmente perché sono sicuro che otterrò i risultati sperati, a differenza di com’è andata in passato. Ecco perché ho scelto qualcosa che, nonostante la corona , sarà più democratico degli altri, non farà distinzione di classe né di frontiere e , cosa principale, farà capire molte cose, se è vero come è vero che a buon intenditor bastano poche parole».
Serafino avrebbe voluto maggiori dettagli su quell’ultimo punto , ma si attenne al precetto che i disegni del capo erano imperscrutabili (come dire misteriosi) e si limitò ad annuire.
«E sarai tu a portare giù questo morbo », aggiunse il Signore.
«Perché proprio io, Signore?», chiese il Biondo. Non si sa bene se onorato o terrorizzato.
«Perché il Corona viaggia con le ali», rispose il Signore . «E le tue sono giovani , forti e veloci. Sarai il paziente zero». «Quindi ci lascerò le penne», disse il biondo, facendo dell’involontario sarcasmo. «Tranquillo», lo rassicurò il Signore. « Sarai anche il primo paziente a guarire »,
«Sia fatta la tua volontà», rispose il Biondo, usando la formula di rito. E tirò fuori un block notes per prendere appunti.
E qui il solito ascoltatore pignolo potrebbe considerare una svista non aver specificato da dove l’Angelo tirò fuori il block notes per prendere appunti.
Si rilassi il cavilloso ascoltatore.
Non è una svista. Non è specificato perché lo stato delle cose impedisce di farlo oggettivamente.
Ragioniamo.
L’unica provenienza plausibile del block notes sarebbe una tasca, la quale però presuppone degli indumenti che la contemplino, invece si da il caso che gli Angeli siano dispensati dall’indossare qualsivoglia abito per il semplice motivo che, non avendo come è noto apparati sessuali (le vergogne , dicevano gli antichi), non hanno alcun bisogno di coprirsi.
«Voglio vederli separati, isolati», proseguì il Signore, esponendo il suo progetto. «Non devono avere più contatti gli uni con gli altri , sul lavoro, in famiglia, per strada. Niente più strette di mano, baci, abbracci».
«A me pare che sia già così», si permise di obiettare il Biondo. «E’ un bel po’ che ognuno se ne sta per i fatti suoi. Di sociale è rimasto solo una piattaforma detta social su cui si scambiano stronzate (testuale) con gli occhi puntati su un coso che tengono in mano dalla mattina alla sera ».
«E’ questo il mio cruccio», ammise il Signore, tormentandosi la barba. «La differenza, sottile ma rilevante, sta nel fatto che adesso è una scelta come tutte le altre, scellerate al pari di questa, ma pur sempre una scelta, invece dobbiamo farli cacare sotto dalla paura (testuale anche questo) e costringerli all’isolamento. Devono guardarsi con sospetto, diffidare l’uno dell’altro, del parente, del vicino, del concittadino e dello straniero. Devono provare sulla propria pelle il dolore della discriminazione, sino ad arrivare all’aberrante contingenza di dover decidere chi salvare e chi no quando i rimedi cominceranno a scarseggiare».
«Niente più scuole,quindi», dedusse il Biondo.« Asili, cinema, teatri».
«Niente più vacanze, congressi, manifestazioni di piazza, concerti,messe, funerali», aggiunse il Signore, così elettrizzato da sentirsi al settimo cielo, detto non per fare dell’ironia su quella che è ritenuta la sua residenza abituale, come potrebbe supporre l’amico lettore, ma tanto per usare un vecchio modo di dire coniato quando si pensava che il cosmo fosse suddiviso in sette cieli sovrapposti per cui l’ultimo , essendo quello più in alto, si associava alla felicità estrema.
«Quindi, chiuse anche le chiese?», chiese il Biondo, ignorando il gioco di parole e continuando a prendere appunti.
«Certo»,confermò il Signore. «Non posso essere fazioso».
«Allora anche moschee e sinagoghe?».
«Quelle non sono affar mio», fu la risposta secca del Signore, che evidentemente era fazioso a orologeria.
A Serafino sfuggì un mezzo sorriso, ma fece in tempo a non farsi notare dal capo, che continuò a dettare disposizioni.
«Tutto chiuso, eccetto le carceri che sono già chiuse per natura. Chiusi aeroporti, stazioni, autostrade , discoteche, stadi, alberghi , SPA, fabbriche, tribunali, circoli, musei, librerie, bar, ristoranti, pizzerie, palestre ; e anche quelle case che sono già chiuse solo per definizione. Voglio che restino aperti solo ospedali, farmacie, presidi militari, distretti di polizia, supermercati e centri commerciali».
«Capisco i supermercati», riobiettò il Biondo, sollevando il capo dal block notes. «Ma perché i centri commerciali?».
«Anche una divinità deve avere un minimo di umanità», spiegò il Signore, allargando le braccia.«Non sono così carogna da togliergli pure quelli ».
Il Biondo commentò con una scrollatina di ali e tornò a prendere appunti.
«Voglio che siano colpite per prima due zone emblematiche » , proseguì il Signore, gasatissimo.«Le più significative. Una che sta dando l’anima per arricchirsi, spacciando i suoi prodotti nefasti in tutto il globo, e l’altra perché è di tendenza. E’ una delle zone del creato che mi è venuta meglio,magari un po’ sconclusionata e scarsa economicamente, ma straricca di bellezza, storia,arte, cultura, gusto, dove si mangia benissimo; direi da Dio ma, come ho già detto , detesto le autocitazioni».
«Il Bel Paese ch’Appennin parte e ‘l mar circonda e l’Alpe» disse il Biondo, facendo sfoggio di cultura classica.
«Il sommo Dante», confermò il Signore, per non essere da meno.
«Non Dante, Signore», lo corresse il Biondo. «Petrarca».
«Giusto», ammise il Signore, e si giustificò appellandosi al fatto che era passato molto tempo da quando aveva soggiornato nel Bel Paese per organizzare la prima Pasqua.
Era chiaramente una scusa per non ammettere l’insorgenza di vuoti di memoria, pensò Serafino, sapendo che il soggiorno in terra del capo era stato precedente all’epoca del duo Dante-Petrarca, ma si guardò bene dal farlo notare e passò a qualcosa che gli stava più a cuore.
«Abbiamo sempre saputo della tua abilità, unica, di riuscire miracolosamente a consentire il male per ottenere il bene …»
«E quindi?», lo interruppe il Signore, fiutando aria d’insinuazione anche in questa domanda.
«Mi chiedevo», disse il Biondo, quanto più sommessamente possibile.«Se puoi gestire anche il Male, perdona il bisticcio di parole, ma che diavolo ci sta a fare il Diavolo?».
«Il Diavolo?», replicò il Signore, sorpreso. «Lo hai mai visto tu?».
«Da queste parti no», ammise il biondo.
«E mai lo vedrai perche non esiste», decretò il Signore. «E’ un'altra delle bufale messe in giro come alibi da chi non vuole assumersi la responsabilità delle minchiate che fa (testuale). Magari ci fosse. Invece tocca fare tutto a me ».
«Il Male e il Bene », ripeté il Biondo.
«Solo quando è davvero necessario e sempre adoperando l’uno per ottenere l’altro», si premurò di sottolineare il Signore, che tornò a sedersi sul trono accusando un po’ di stanchezza, ammesso e non concesso che uno come lui potesse patire la stanchezza, come anche avere vuoti di memoria o problemi d’udito, ma quando si scrive qualcosa di allegorico , come in questo caso , è consentito fare anche delle ipotesi azzardate.
«Adesso è chiaro», concordò il Biondo.«Ho capito il senso. Si tratta di un Male necessario ma, consentimi un’ultima domanda».
«Ancora?», protestò il Signore, rigirandosi sul trono, spazientito.
«Giusto per capire», si giustificò il Biondo. «Quale Bene pensiamo di ottenere da questa piaga che stiamo per lanciare sul mondo intero?».
Il Signore non gli rise in faccia perché non era da lui, ma replicò prontamente, sicuro di sé.
«Vedrai, vedrai», disse, alzandosi dal trono con rinnovata energia e gonfio di fierezza.«Intanto, le zone colpite gareggeranno tra loro in solidarietà, mentre i vari governi fronteggeranno la situazione senza la minima polemica. Partiti, partitini e partiticchi, di solito impegnati quotidianamente a dilaniarsi tra loro, si uniranno fondendosi in un unico schieramento politico: quello del B.S.I. (acronimo di Buon Senso Internazionale), partito mai esistito prima. Nessuno più dei politici , così come nessuno dei virologi, biologi ed epidemiologi dirà la sua solo per attirare su di sé i riflettori dei media e conquistare il primo piano, ma nomineranno un portavoce che parlerà ufficialmente per tutti e in maniera univoca. Quello politico, in rappresentanza di maggioranza e opposizione, quello clinico divulgando i dati scientifici certi raccolti da un’unica centrale. Altrettanto faranno anche i media. Un unico quotidiano al giorno, redatto all’unanimità da tutti, e un’unica rete televisiva con un unico notiziario comune, imparziale e obbiettivo. E principalmente senza opinionisti che, essendo costretti per contratto a scalmanarsi e a dileggiarsi a vicenda scambiandosi contumelie a go-go (termine vintage), hanno sempre mandano in confusione lo spettatore , già abbastanza confuso di suo».
«Tutto qua, Signore?», disse il biondo, visibilmente deluso .«Tanto rumore per così poco».
«Questo è solo l’inizio», rispose il Signore, controllando un moto di stizza per l’indebito giudizio del sottoposto. «Dopo ci saranno gli interventi economici. Blocco a tempo indeterminato al versamento di contributi salariali e alla riscossione di mutui, prestiti, tasse e tassi imposti da usurai legali e illegali. Stop a bollette di gas, luce e acqua; a multe e penali varie. Blocco della speculazione azionaria con la chiusura di tutte le borse e messa in onda di due maratone televisive permanenti e a rete unificate. Una, per la raccolta di fondi da destinare a nuove sale di rianimazione; l’altra, per sollecitare i benestanti a scucire qualcosa a sostegno dei lavoratori giornalieri penalizzati dalla contingenza ».
«Una sorta di Telethon in mondovisione», disse il Biondo.
«Sì, ma con uno slogan diverso», precisò il Signore, che di marketing se ne intendeva.«Non più Adotta il Futuro ma, Fallo Adesso e Sbrigati.
Contemporaneamente, industrie petrolifere e farmaceutiche applicheranno sconti del 50% su benzina e farmaci, 80 % su contraccettivi per limitare l’incremento demografico causato dalla clausura e dall’eccesso di tempo libero, mentre i supermercati distribuiranno gratuitamente pane e acqua».
Serafino , che stava seguendo l’elencazione con diligenza , lo interruppe.
«E il vino?», disse, ricordando al Signore quanto fosse stato importante nella storia di famiglia. Ma il Signore, che ne sa sempre una più del Diavolo (che non esiste, ma spesso si nomina), rigettò l’osservazione del sottoposto dandogli anche una lezione di dottrina evangelica. Gli precisò che, al di là di quanto fu detto nella famosa cena, il pane era simbolo delle necessità basilari della vita e l’acqua del battesimo, per cui indispensabili, mentre il vino simboleggiava abbondanza , prosperità , contentezza e incitava a far baldoria, cose meno necessarie e anche inopportune data la contingenza.
«Tuché!», rispose il biondo, accanito ascoltatore di Asterix, il gallico.
«I risultati veri», proseguì il Signore, sperando di non essere più interrotto,«quelli per cui facciamo tutto questo, li vedremo in un secondo tempo, quando si saranno talmente terrorizzati che, oltre alle mascherine e all’amuchina-gel per le mani, avranno esaurito anche tutte le scorte di carta igienica. A quel punto gli faremo arrivare l’antitodo e vedrai. Quando tutto sarà finito, il mondo cambierà da così a così».
«Sicuramente ci sarà una feroce resa di conti tra chi avrà gestito la crisi e per come l’avrà gestita», gli scappò di dire al Biondo.
«’A Serafì », rispose il Signore, deciso a ridimensionare il contraddittorio del sottoposto.«Nun te pare che te stai allargà un po’ troppo?!».
Adesso, non si stupisca il solito lettore nel notare che il Signore ha risposto con un’inflessione romanesca, ma si da il caso, come sappiamo, che il suddetto abbia avuto a che fare con Roma, dove forse ha giocato la partita più esaltante e meglio riuscita della sua carriera, anche come ritorno d’immagine, per cui è del tutto naturale , quasi ovvio, che il gergo caput mundi gli sia rimasto attaccato addosso e che a volte riaffiori.
Ma torniamo a noi.
Serafino, contrito, porse le scuse al Signore che, dopo averle accettate con un sospiro di sopportazione , gli concesse comunque una risposta.
«Non ci sarà nessun regolamento di conti», affermò. «Ma neanche il minimo accenno. Passata la paura resterà solo la consapevolezza in quasi tutti. Per prima nelle famiglie , in cui i figli avranno avuto l’opportunità di vedere come sono fatti i genitori anche nelle ore diurne. Poi sarà la volta dei drogati della socializzazione virtuale (i socialisti) che, avendo usato durante la crisi quei loro aggeggi in maniera più appropriata , avranno capito che quegli affari davano solo l’illusione di avvicinare gli uni agli altri, per cui li lanceranno in aria e correranno in strada in massa per riattivare una comunicazione reale, vis- à- vis , faccia a faccia, occhi negli occhi , scambiando strette di mano, abbracci e baci, più partecipi e appassionati che mai. Gli studenti, che in altri momenti avrebbero salutato la chiusura delle scuole come una manna , ci torneranno di corsa, impazienti di riannusare quell’odore tipico delle aule scolastiche, prodotto da loro stessi ma prima solo tollerato, e si tufferanno sui libri divorandoli. I più prenderanno d’assalto musei, teatri, cinema e librerie per recuperare risorse interiori trascurate per quelle esteriori. Di conseguenza frequenteranno meno i centri commerciali , almeno nei week end , consci che i primi danno molto, mentre i secondi tolgono troppo. Cosi come tutte le Reti televisive cancelleranno dai palinsesti i programmi che divorano il cervello sostituendoli con quelli che lo nutrono. E accadrà anche che i ricercatori, sin ora compensati con un pugno di spiccioli per tutelare la salute dei propri simili, mettendo a rischio la propria convivendo con batteri e virus , paradossalmente diventeranno virali e riceveranno più follower di tante stelline sculettanti».
Mah!-mormorò tra sé e sé il Biondo, scettico. Ma il Signore, che evidentemente aveva recuperato l’udito, lo sentì e replicò prontamente. «Ti garantisco che lo faranno », disse.« Lo faranno e come. La strizza (sempre testuale)ha un potere inimmaginabile. Rivolteranno il mondo , e lo faranno dal basso perché finalmente avranno capito che è pura illusione aspettare che avvenga dall’alto. Cambieranno abitudini facendo rinunce che sembravano irrinunciabili, ma lo faranno».
«Sarebbe rivoluzionario!», esclamò il Biondo, ancora dubbioso.
«Sarà, rivoluzionario», ribadì con forza il Signore, bocciando il condizionale del sottoposto . «Capire che si può cambiare il mondo solo cambiando se stessi è e sarà l’unica strada percorribile per farlo davvero».
«Mio Signore!», insorse il Biondo, turbato. «Questo è il mantra di Osho , un maestro spirituale indiano».
«E allora?», rispose il Signore, senza scomporsi.«Dov’ è il problema?»
«Condividiamo le dottrine della concorrenza?!», chiese il Biondo, interdetto.
«Quando una cosa è giusta, è giusta a prescindere», rispose il Signore, riprendendo quanto stava dicendo. «E’ questa sarà la nuova linea globale della politica post virus del mondo. Vedrai. Le maggioranze condivideranno le proposte delle minoranze e viceversa. Nessuno più sarà così coglione da bocciare una buona proposta solo perché viene dalla parte opposta, e finalmente le cose cominceranno a funzionare meglio e più rapidamente».
Serafino, pur non condividendo l’ottimismo del capo annuì, ma solo per spirito di obbedienza. In particolare era quel rapidamente che non lo convinceva. Dai commenti di alcuni Arcangeli anziani, che discutevano di faccende terrene, aveva sentito che laggiù il tempo era galantuomo e che prima o poi portava sempre la verità, ma anche che non la portava mai in tempo.
Il Signore, cui non sfuggiva nulla, sgamò il recondito pensiero del giovane dalla bionda chioma riccioluta e volle comunque dargli una spiegazione.
«Sarà automatico», ribadì.«Se il cambiamento partirà dal basso, tutto funzionerà perfettamente e siccome sei de coccio e continui a dubitare te lo spiegherò nella maniera più chiara possibile: con una parabola.
Oh, no!- disse tra sé e sé Serafino, che stava facendo il corso per diventare Arcangelo e non ne poteva più di sentire parabole, ma il Signore tirò dritto e prese a “parabolare” come aveva promesso.
«Così come i pescatori traggono dalle reti il pesce buono e buttano quello che non vale », disse, in perfetto stile parabola.«Passata la tempesta, tutti gli uomini di buona volontà, ma più le donne, metteranno nel carrello della spesa solo mercanzie ricavati da materie prime in sintonia con la Natura, non contro di essa. Così avverrà che la piaga appena guarita servirà a guarirne un’altra; e l’ambiente potrà lasciare la sala di rianimazione e tornare a far respirare i propri residenti così come avevo previsto fin dalla fondazione del mondo. E poiché è scritto anche che non è mai un solo peccatore a ravvedersi, la moltitudine delle genti capirà che, far viaggiare quella parte della mente che rincorre i frutti acerbi della crescita più velocemente della parte che trasporta i frutti dei sentimenti, delle passioni e delle emozioni, è stata causa dello smarrimento globale del senso vero della vita. Così accadrà che riprenderanno la marcia quotidiana in sintonia con i tempi dettati dalla Natura, rallentando i propri. E avverrà anche che i discepoli del globale capiranno di non essere come il trancio della vigna, che dà il grappolo solo se rimane attaccato al ceppo, e quindi prenderanno coscienza che sono stati dissennati a navigare tutti insieme sulla stessa barca dove i ricchi (pochi) erano al timone e loro (quasi tutti) ai remi. Allora gli uni diranno agli altri che è stata dabbenaggine anche prendersi in sul viso gli spruzzi di uno starnuto fatto da chi stava dall’altra parte del creato, e viceversa».
A dire il vero qui il Signore avrebbe voluto usare un’analogia, diciamo di natura olfattiva, per rendere ancora più esplicito che dopo lo spavento, nessuno dei sopravvissuti sarebbe stato più disposto a sentire gli olezzi emessi , o sfuggiti, a chi stava dall’altra parte del globo e viceversa, ma la decenza ebbe il sopravvento sull’efficacia .
«Alla fine della iattura», proseguì il Signore, come ispirato.« Siccome la moltitudine è simile al più piccolo granello di senape, che quando cresce diventa un albero, così avrà la forza di contestare quel Dio, cui hanno venduto l’ anima e il corpo, e rispetto al quale io sono una mammoletta: il Dio Denaro ». «Ma Signore», disse il biondo, turbato .«Pensavo che non si potesse nominare il nome di Dio invano».
«Se permetti, di me faccio quello che mi pare», rispose stizzito il Signore. E profetizzò che il vil denaro avrebbe lentamente perso il suo fascino.
«Non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente», aggiunse, continuando a parabolare. « Così accadrà che la luce indicherà alle genti la strada maestra e i più capiranno che quel Dio carico d’oro era un Dio che mieteva ciò che loro seminavano, un Dio che prometteva ricchezza e intanto dissanguava, un Dio che ingrassava solo i suoi adepti (pochi) e depredava l’anima di tutti gli altri (i più, appunto); un Dio ignorante, arido, cieco, sordo e spietato che, per conseguire il profitto suo e dei suoi (sempre pochi), era pronto a passare sul cadavere della madre, che non aveva ma che se l’avesse avuta sarebbe stata sicuramente di facili costumi; un Dio che alimentava egoismo, aggressività, odio, individualismo, dando in cambio disparità, armi, guerre, emigrazione, emarginazione, bambini affamati, e disastri ambientali. E così accadrà che quel Dio, indegno di chiamarsi tale, sarà deposto e al suo posto assurgeranno agli onori degli altari divinità in grado di sostenere la qualità della vita come bene primario: salute, natura, amore, amicizia, cultura e solidarietà», concluse il Signore, e tornò a sedersi sul trono, stanco ma soddisfatto.
«Questo finale mi pare d’averlo già sentito, Signore», disse Serafino, che non riusciva proprio a tenere la lingua a freno.
Il Signore non ne poteva più ma per non reagire malamente , come avrebbe voluto se non fosse stato disdicevole per uno del suo ceto, si limitò a trarre un sospiro in segno di sopportazione. E comunque replicò. «Vuoi che non lo sappia?», disse, punto sull’orgoglio.«L’ha detto il capo di quella parte del globo che fu battezzato Nuovo Mondo»
«Bob Kennedy», rispose il Biondo, fresco di studi recenti sulla cultura americana.
«Ma lo fecero fuori subito dopo », aggiunse il Signore. « E le sue parole si persero nel vuoto».
«Avresti potuto prevenirlo », azzardò il Biondo, senza più alcuna remora.
«E come?», chiese il Signore , sbigottito.
«Abrogando il Libero Arbitrio », suggerì il biondo.
«E’ il dono più prezioso che potessi dare al mondo: la libertà di scegliere», rispose il Signore, fiero. «Un’invenzione straordinaria che non mi rimangerò mai»
«Questa volta però hai deciso di intervenire».
«Ma senza scavalcare il Libero Arbitrio. Anzi, rafforzandolo. Saranno loro e solo loro a scegliere come regolarsi dopo questo scherzetto del COVID 19, come lo ribattezzeranno. Se avranno imparato la lezione, come credo, sceglieranno il cambiamento, ci puoi giurare».
«Passata la paura tornerà tutto come prima», disse il Biondo, senza alcun ritegno «E’ un classico».
A quel punto, il Signore lo fulminò con uno sguardo di fuoco, si issò sul trono con un balzò felino, gli puntò l’indice contro e, mentre un lampo seguito da un tuono illuminò a giorno entrambi, compreso il trono, gli disse:
«Io invece, in verità, in verità ti dico, e ti ripeto, che sarà così. Parola del Signore».
E così fu.
Fiat voluntas sua.

Intervista

Intervista successiva alla pubblicazione del racconto

  • INTERVISTA a cura di VINCENZO SPARVIERO (Gazzetta del Mezzogiorno)
  • Facciamo quattro chiacchiere con lo sceneggiatore e regista Gino Capone , dopo la pubblicazione a puntate sul nostro quotidiano della sua Instant Story “Fiat Voluntas Sua”. Un racconto allegorico , ispirato alla drammatica epidemia che stiamo vivendo, in cui si ipotizza che sia stato il Signore in persona a inviare sulla Terra questa piaga. Questo perché, bontà sua, è convinto che questa terribile esperienza ci renderà migliori di come siamo stati fin’ora. Già col Diluvio Universale aveva provato a ripopolare la Terra con gente migliore di prima, ma non gli è riuscito e adesso ci riprova con il Covid 19.

  • Siamo ancora in pieno regime di contenimento, segregati in casa. Quanto tempo pensa che resisteremo?
  • Dobbiamo resistere. Per usare una metafora calcistica, direi che stiamo giocando una partita delicatissima contro un avversario fortissimo. Per non essere sconfitti dobbiamo chiuderci in difesa e fare catenaccio. Non c’è altra soluzione. O bere o affogare.

  • Nel suo racconto “Fiat Voluntas Sua” , che abbiamo pubblicato a puntate , ha descritto in maniera divertente la situazione attuale , facendo trarre delle conclusioni ai due protagonisti della storia.
  • Ho usato la satira per raccontare una tragedia. Come diceva Pirandello, è umorista solo chi ha il senso del contrario.

  • Fa dire al Signore che ne usciremo migliorati, ma non ci crede.
  • Il gioco letterario tra il vero e l’inventato è tutto qui. Se ne usciremo migliorati sarà satira, altrimenti sarà una tragedia.

  • C’è un passaggio in cui spara a zero sulla tecnologia e sui social, che però in questo periodo di distanziamento sociale ci stanno aiutando molto.
  • L’ha detto lei: “distanziamento sociale”. Sembra un paradosso ma è proprio questo a darmi ragione. Il guaio è che gli aggeggi tecnologici ci tengono distanti anche quando non c’è l’obbligo del “distanziamento sociale”. L’uso appropriato ci sta. E’ quello smodato che va combattuto. Non dobbiamo consentire alla tecnologia di sostituirsi ai rapporti umani diretti. Dobbiamo usarla, non farci usare.

  • Come lei ha scritto , molti osservatori cominciano a sostenere che la globalizzazione va rivista.
  • Mi sembra il minimo. E’ stata sopravvalutata. Ed è stato proprio il virus a farcelo toccare con mano. Mi verrebbe da dire “ecco perché ce le laviamo”, ma non voglio uscirmene con una battuta. Credo che , appena fuori dal tunnel , dovremo fare in modo che la nostra economia , quindi la nostra esistenza, non debba dipendere da altri.

  • Questo però vuol dire diventare nazionalisti.
  • Direi più autonomi , almeno per le cose essenziali. Guarda cosa è successo con le mascherine. Chi le aveva se l’è tenute strette. In futuro potrebbe accadere per qualsiasi altro prodotto. Dare ad altri le chiavi della propria sopravvivenza è da stupidi.

  • E’ il libero mercato. Chi fa i prezzi più bassi vince.
  • Vero, verissimo. Ma qui c’è una contraddizione enorme, che non possiamo più far finta di non cogliere. Stiamo in una parte del mondo in cui tutti : sindacati, politici, associazioni e cittadini comuni ci battiamo e sosteniamo la tutela dei lavoratori. Poi cosa facciamo? Tutti, e dico tutti, compriamo prodotti ottenuti proprio grazie a quello sfruttamento di lavoratori che combattiamo. C’è qualcosa che non va. Lo stesso accade per la tutela dell’ambiente. Sbraitiamo contro l’inquinamento e poi corriamo a comprare merci realizzate con processi che lo provocano. Ha senso andare avanti così?

  • Ne usciremo?
  • Questo dipende da noi.

  • Sempre se Dio vuole. Fiat Voluntas Sua, l’ha scritto lei.
  • Quello è solo un titolo suggestivo. Vedi. L’immagine del Papa che attraversa piazza San Pietro deserta e umida di pioggia ha commosso il mondo e resterà nella storia. Ma ciò che più ha colpito me è che ho colto in diretta la terribile solitudine di quell’uomo. Tu pensa. E’ il rappresentante in terra dell’Entità più potente dell’universo, eppure a vederlo avanzare faticosamente sotto la pioggia mi è sembrato schiacciato dal dolore dell’impotenza, dalla sofferenza di non poter far altro che pregare. La preghiera consola, da forza, placa, ma non risolve i problemi. Quelli, dobbiamo risolverli da noi, tra noi, se vogliamo davvero cambiare. Non possiamo chiedere l’aiuto di nessun altro. E chi crede, lo sa meglio di altri. Quell’aiutati che Dio ti aiuta la dice tutta.

Pubblicazioni

Intervista post pubblicazione

Prima puntata su Gazzetta

Terza puntata su Gazzetta