L'Altro mondo

Lo scontro violento tra alcuni valori fondanti dell'umanità, messi in discussione durante il Covid e raccontati al fil di metafora.

L’INTERVISTA DE LA GAZZETTA CHE PRECEDE LA PUBBLICAZIONE DEL RACCONTO

L’Altro Mondo

Il Vaso di Pandora, metaforico recipiente della mitologia greca, spesso usato da noi moderni per alludere a problematiche occulte e malevoli contenute da tempo al suo interno . Di conseguenza quando si scoperchia, viene fuori di tutto. E’ ciò che in parte sta accadendo con il Covid 19, che sta facendo esplodere una serie di questioni sommerse. Una di queste, forse la più drammatica, è la questio degli anziani che vivono troppo a lungo e sono “una palla al piede per l’economia mondiale” , stando a quanto avrebbe detto Christina Lagarde , Presidente della Banca Centrale Europea. Ne parliamo con lo scrittore Gino Capone che, quasi profeticamente, in tempi non sospetti ha affrontato in qualche modo questo tema in un racconto che pubblicheremo a puntate sulla Gazzetta a cominciare da …..?

Quando l’ha scritto esattamente?

Primi anni ’70 ma in realtà nacque come soggetto. Lo scrissi su proposta di Ruggero Deodato , regista dei mie due primi film , per una sua serie televisiva a episodi di 30 minuti intitolata All’Ultimo Minuto in cui, come s’intuisce dal titolo , il protagonista si veniva a trovare in una situazione estrema che si risolveva all’ultimo minuto, appunto. Era la seconda o la terza serie, ma la mia storia venne ritenuta troppo fantascientifica e fu bocciata.

Forse perché allora non c’erano i problemi sollevati oggi dal Covid 19?

No. Fu bocciata perché non ci fu lungimiranza nei censori di allora. In quella mia storia non c’era il virus , ma c’era un tema di fondo che oggi è diventato attuale e, temo, che in un prossimo futuro sarà più attuale ancora. Lo scontro violento tra alcuni valori fondanti dell’umanità, raccontati come sempre a fil di metafora per non annoiare con la tragedia.

Al di là del racconto, qual’è il suo parere su questa forma di discriminazione strisciante che sta emergendo nei confronti degli anziani.

Dico subito che la vecchiaia non mi riguarda. Sono cresciuto così in fretta, non solo in altezza, che adesso devo recuperare il bambino che era in me . Scherzo, ovviamente. La vecchiaia, comunque, non è il massimo, come dicono alcuni, ma è preferibile arrivarci, come sostengono altri. Rispondendo alla sua domanda, dico che la frase attribuita, forse erroneamente alla Lagarde, ma a quanto pare condivisa da molti “capoccioni” dell’economia , contiene qualcosa di più grave del fatto in se.

Cosa ci può essere di più grave dell’idea che gli anziani danneggino l’economia perché vivono troppo a lungo?

La contraddizione contenuta all’interno di questa idea. Si possono avere idee diverse su qualsiasi cosa, ci si può dividere su tutto , ma non si può accettare l’incoerenza esecrabile di una situazione che vede da una parte la scienza medica, impegnata a tutto campo a garantire la sopravvivenza dell’umanità minacciata da un malanno come il covid 19 e dall’altra tutto un movimento di economisti, e anche di politici senza spina dorsale, per non scendere più in basso , che ritengono i longevi un nemico da combattere ( e da abbattere) per la salvaguardia dei bilanci nazionali.

Il problema però esiste, lo dicono i numeri.

Ha detto bene: “i numeri “. Il problema esiste, sono d’accordo, ma non è con i numeri che si può risolvere. I numeri attengono alla matematica. Il problema, invece, è etico, morale. Termini che abbiamo confinato nei vocabolari , depennandoli dalla vita di tutti i giorni.

Secondo lei, quale potrebbe essere una soluzione possibile?

Di sicuro non è quella che propongono questi signori. E’ L’idea di base che è folle. Mettere sullo stesso piano salute (la Vita) e lavoro (l’Economia) , è un’idea pericolosissima. Per un motivo molto semplice: perché questa è la logica delle guerre, quando non sono religiose. La vita degli uomini mandati a morire per interessi economici. La salute, che poi è la qualità della vita, deve venire prima di qualsiasi PIL al mondo.

Bisogna comunque tenerne conto. L’economia salvaguarda il lavoro.

Per carità. Il lavoro è sacrosanto. Io parlo dell’eco-non-mia delle multinazionali che si arricchiscono immettendo sul mercato prodotti, spesso superflui, imponendoci ritmi di lavoro massacranti prima per produrli e poi anche per comprarli. Io, invece , proporrei di tifare perché ogni famiglia abbia un nonno in più e, magari, una macchina in meno, il contrario esatto di questi sapientoni scellerati che ci stanno spingendo verso una deriva così disumana da considerare i nostri nonni come dei nemici. Sono così accecati dai conti (o dai tornaconti) da non capire che la vecchiaia, intesa come condizione, non riguarda solo i vecchi, ma riguarda tutti indistintamente per il semplice fatto che, anche se progressivamente, ciascuno di noi arriverà comunque alla vecchiaia , o quantomeno si augura di arrivarci. Nessuno escluso. Tutti noi e tutti loro, tutti i nostri e tutti i loro figli, tutti i nostri e tutti i loro nipoti.

E allora?

Allora ci vuole solo più fantasia al potere, come si diceva una volta. E’ troppo facile disfarsi dell’acqua sporca buttando via anche il bambino, che in questo caso è l’ultra sessantenne.

Come ha fatto in anni così lontani e diversi dagli attuali a prevedere che ci sarebbe stato un problema “anziani”?

Nel mio racconto di allora, che in qualche modo ho aggiornato per adeguarlo ai tempi , ipotizzavo solo un futuro alle prese con la crescita demografica , di cui si parlava appena. Un problema che in un domani o dopodomani prossimi potrebbe non riguardare solo l’anziano. Con il mio racconto visionario non faccio altro che rappresentare una realtà futuribile che quando accadrà , se dovesse davvero accadere, porrà problemi etici molto più caldi , gravi e urgenti di quelli economici.

Dicono che gli editori decidono di pubblicare o meno un manoscritto se l’incipit , le prime cinque, sei righe, suscita il loro interesse. Vogliamo anticipare ai nostri lettori l’incipit del suo racconto?

Con piacere. S’intitola “L’Altro Mondo” e comincia così:
La notizia è su tutti i giornali, ed è clamorosa.
Finalmente non si muore più, né di morte naturale né accidentale.
Cosa pensereste se oggi la Gazzetta del Mezzogiorno e tutti gli altri quotidiani del mondo avessero sparato in prima pagina una notizia del genere?
Provate a immaginarlo.

Io lo feci un po’ di anni fa, e ne venne fuori questo racconto. Che dice? Puù interessare?
Direi di si Allora non resta che leggere il seguito, ma sempre e solamente, e anche umilmente, per offrire al lettore alcuni spunti di riflessione. E’ questo il mestiere dello scrittore, che non va a lavorare per offrire spunti di riflessione a chi , invece, va al lavoro e ha altro per la testa a cui pensare.

Racconto

L’Altro Mondo

La notizia è su tutti i giornali, ed è clamorosa.
Finalmente non si muore più, né di morte naturale né accidentale.
Cosa pensereste se oggi la Gazzetta del Mezzogiorno e tutti gli altri quotidiani avessero sparato in prima pagina una notizia del genere?
Provate a immaginarlo.
Io lo feci un po’ di anni fa, ed ecco cosa ne venne fuori.
Siamo in un mondo parallelo al nostro; una Sfera tanto simile al pianeta su cui soggiorniamo che si potrebbe pensare che non sia così immaginario, anche se vi accadde quel che vi accadde.
Ma andiamo per ordine e cominciamo dall’inizio.
Da tempo , i cinque continenti che componevano questa Sfera, avevano preso coscienza che gestire l’esistenza così come avevano fatto per secoli era stato da incoscienti (anzi,da coglioni, fu l’ammissione ufficiosa), e avevano invertito la rotta mettendo le prospettive di vita in cima alla Carta Costituzionale Unificata.
L’accordo era stato raggiunto faticosamente e solo quando si allinearono anche quei continenti meno propensi a rinunciare ai vantaggi delle cattive abitudini.
Il Governo Centrale si era insediato e aveva destinato alla ricerca ingenti somme di denaro (ricordo che siamo sempre in un altro mondo). I ricercatori si erano buttati a capofitto su quell’obiettivo primario e avevano raggiunto risultati eccellenti, solo qualche anno prima impensabili, sia nella tutela dell’ambiente che , principalmente, per allungare le aspettative di vita media, traguardo più ambizioso e complesso.
C’erano voluti anni di ricerche, di studi, di sperimentazioni cliniche sull’uomo, dopo quelle fatte sugli animali (per questo ritenuti i migliori amici dell’uomo, che poi è il solo beneficiario dei risultati finali, sia in questo Mondo immaginario che nell’altro).
I primi successi si erano avuti sul fronte dei trapianti. Gli scienziati erano riusciti a risolvere il problema cronico del rigetto incrementando la riparazione e la sostituzione degli organi danneggiati, sia da malattia che da usura o da trauma. Questo grazie a un animale, usato come donatore di cellule staminali capaci di produrre tessuti compatibili a lungo termine, il maiale, che da allora venne messo quasi sullo stesso piano di Dio, tanto che accoppiarli non venne considerata più una bestemmia.
Il diabete era stato vinto con cellule capaci di produrre insulina, il rene veniva rigenerato senza alcun problema e, con l’impiego di nano-particelle, si era arrivati anche alla prevenzione e al trattamento dei danni ischemici.
L’ultima frontiera da superare rimaneva la testa e i suoi pezzi pregiati: cervello e cervelletto, ancora impossibili da sostituire e ancora vulnerabili ai malanni cerebrali più ostinati e devastanti.
Ma c’era chi si ostinava a provarci.
La svolta si ebbe quando le ricerche medico-scientifiche presero a interagire con le tecnologie innovative connesse all’informatica. Il balzo in avanti fu immediato e il risultato che si raggiunse davvero eclatante.
Da urlo.
Inizialmente, la notizia aveva viaggiato sotto traccia e aveva già suscitato enorme scalpore ma, quando apparve su Future , la rivista scientifica più attendibile pubblicata dalla World Association for the Progress of Science, esplose come una bomba atomica.
Annunciava ufficialmente che in un laboratorio situato nel Sud-Est della Sfera , un’equipe di ingegneri informatici e neuro-chirurghi, coadiuvati da bio-chimici, biologi molecolari e biologi cellulari, erano riusciti a sostituire il cervello di un uomo, gravemente compromesso, con un cervello bionico dotato dell’Intelligenza Artificiale già impiegata nei nuovi robot umanoidi avanzati.
In sostanza, il paziente, grazie ad un software sofisticatissimo e un hardware molecolare , su cui erano stati caricati le sue cognizioni originali, era in grado di muoversi , elaborare e interagire con l’esterno esattamente come prima.
Con l’intervento sul cervello, era stato messo a punto l’ultimo tassello che mancava alla scienza per arrivare al trapianto totale.
Di fatto, era stata decretata ufficialmente la morte della Morte.
La grande sfida alla ricerca dell’immortalità era stata vinta.
Proprio così. Im-mor-ta-lità.
Medicina, tecnologia e informatica avevano fatto Bingo. Avevano varcato la soglia dell’impossibile e potevano garantire a ciascuno una prospettiva di vita illimitata.
Non c’è che dire. Roba dell’altro mondo.
Si poteva morire solo se centrati da un fulmine, stritolati da un treno , frantumati da una bomba o per qualche disastro naturale.
Le televisioni e il resto dei media si scatenarono. In particolare i social ,che avevano creato l’opinionista fai-da-te ed erano diventati più media dei media, consentendo a chicchessia di aprire bocca e dargli fiato. In men che non si dica , si cominciò a sentire il boato dei commenti più disparati, sparati da una parte all’altra della Sfera senza ritegno alcuno.
La base dell’umanità si augurava che la notizia fosse vera, mentre il Governo, non sapendo che pesci prendere , fece il pesce in barile, e si limitò a consultare i vari ministeri per concordare un commento ufficiale. Ma siccome ciascun Ministro la pensava in maniera diametralmente opposta all’altro (a conferma che a volte anche i Mondi immaginari somigliano a quelli reali, da qui il detto ogni mondo è paese), decisero di non decidere e si limitarono a invitare la popolazione alla prudenza, ma lo fecero con un comunicato congiunto così prolisso e farraginoso che, quando fu divulgato dai media, essi stessi dubitarono di averlo partorito.
L’intellighenzia, invece, non quella Artificiale ma quella umana, sollevò subito un problema etico, e richiese un urgente approfondimento theoretikós per analizzare se quell’ipotesi scientifica fosse un bene o un male per l’umanità. Ovviamente non lo chiese a tutta l’umanità.Lo chiese solo a chi aveva la patente d’intellighente.
C’era da aspettarsi che i primi a intervenire sarebbero stati i rappresentanti del mondo religioso ma, a sorpresa, i massimi esponenti delle tre religioni monoteistiche, (quelli che detenevano il pacchetto azionario di maggioranza delle coscienze mondiali ) , presero tempo.
Prima di esporsi singolarmente, sospesero ogni ostilità , e si riunirono tra loro in segreto per concordare una strategia comune.
Presero subito la parola i due meno anziani. Uno, un po’ scuro di pelle, che aveva il controllo della fede su alcune zone più a oriente della Sfera; l’altro, bianco e piuttosto in carne , che controllava gran parte della zone più a ovest.
«L’idea che la Morte possa essere sconfitta qui , su questa Sfera, e non più nell’aldilà, è inaccettabile », disse subito il primo dei due.
«Dobbiamo intervenire », propose il secondo. «Consentire che l’uomo ritocchi i disegni di Dio, e li faccia persino meglio, sarebbe la fine ».
Il terzo , ascoltava in silenzio , come intento a riflettere, con l’aria di saperla più lunga dei colleghi. Era il più anziano e controllava quella zona della Sfera che aveva dato i natali alla fede degli altri due.
«Il trapianto totale», concluse il primo.«Va fermato e bollato come peccato mortale,subito; senza se e senza ma».
«Mah!», disse il terzo, emergendo dal suo silenzio con un sospirone. «Scagliarsi contro quest’ennesimo, direi eclatante, successo della scienza, sarebbe come tornare indietro, quando castigammo Galileo per le sue scoperte. Fu un grave errore. Non possiamo permetterci il lusso di farne uno ancora più grave ».
Gli altri due, sorpresi, prima si scambiarono un’occhiata e poi si girarono a guardare l’altro, perplessi.
«Potrebbero sospettare che lo facciamo per non perdere il controllo sulle masse», aggiunse il vecchio.«Penseranno che vogliamo impedire all’uomo che sia lui a decidere sulla vita e la morte nel timore che questo renda inutile l’esistenza di un Dio; e quindi anche la nostra che ne siamo i rappresentanti ».
«E’ proprio ciò che accadrà », risposero gli altri due, all’unisono.
«No, se ribaltiamo la situazione», precisò il vecchio, con aria saggia.«Dobbiamo far sentire la nostra voce, ma non per frenare la scienza, bensì per sostenerla. Dobbiamo urlare, ma per gridare al miracolo e dire che è stato Dio, non importa quale dei tre, a illuminare gli scienziati allo scopo di anticipare la salvezza eterna dell’umanità e accorciare i tempi delle prospettive vigenti che, onestamente, sono biblici».
I due si scambiarono di nuovo un’occhiata, esterrefatti. Poi si girarono verso il collega anziano e lo guardarono con profonda ammirazione.
«Non c’è niente da fare», ammisero entrambi, sempre all’unisono, e con un gergo poco ecclesiale. « A voi non c’è chi vi fotte ».
In realtà, la trovata non ebbe un grande effetto sulla popolazione mondiale, nel senso che alla maggioranza della gente, credenti e non, importava più poter beneficiare di quella prospettiva di lunga vita che sapere se era merito di un qualche Dio o della scienza. Anche perché si otteneva risparmiando un lungo viaggio verso una destinazione lontanissima, che non si sapeva esattamente dove fosse, né se fosse vero che ci fosse.
Ci fu solo il solito buontempone social che la buttò in vacca postando una sua personale motivazione all’intervento dall’alto. Non negava il miracolo ma, secondo lui, la Triade Divina aveva ispirato la scoperta scientifica pressata da un problema urgente: il sovraffollamento delle sedi all’estero di tutte e tre le fedi (gli aldilà). Di conseguenza, diceva, che i Tre avevano concordato l’intervento dall’alto per calmierare il flusso dei trapassi . La prova, sempre secondo il burlone, stava nel fatto che le altre due confessioni , quelle orientali-orientali, si erano astenuti dal prendere qualsivoglia posizione in quanto, furbi, avevano risolto il problema alla radice istituendo la reincarnazione, cioè il trapasso a chilometro zero , che non prevedeva appositi alloggi extraterritoriali, ma consentiva al caro estinto di mantenere la residenza originaria. Doveva solo cambiare domicilio. In sostanza, quello che per gli altri era un trapasso, per i loro morti era un semplice trasloco.
Alla fine i problemi etici e religiosi nei confronti del trapianto totale furono bypassati da un concetto più laico, e anche più illuminista, che si rivelò vincente. A partorirlo fu il mondo filosofico che tagliò la testa al toro dicendo che non solo il fare, ma anche il non fare poteva essere sbagliato moralmente.
La maggior parte della popolazione tirò un sospiro di sollievo e tornò a esultare, in particolare le badanti, che vedevano prolungata la durata del loro impiego. Ma ci fu anche una frangia minoritaria che non la prese benissimo, tra cui le Assicurazioni Ramo Vita e le Pompe Funebri, che vedevano evaporare i loro business. Così come ci fu anche chi, più attaccato al denaro che alla vita, vedeva sfumare eredità su cui aveva messo gli occhi ma non ancora le mani. E storsero il naso anche quelle poche, pochissime coppie, ancora unite in matrimonio che, in controtendenza con l’andazzo generale, avevano soprasseduto alla separazione legale dal coniuge puntando su quella naturale ; a costo zero.
A questi, ma per ragioni opposte , si aggiunsero anche alcune categorie da sempre ostili, non solo al trapianto globale, ma anche a tutti gli altri rimedi che ritardavano il loro agognato approdo all’Altro Mondo , quello di lassù.
Il loro malcontento scaturiva da motivazioni davvero indicibili, che vanno comunque citati per correttezza d’informazione. Erano i mistici, gli asceti, che non vedevano l’ora di tirare le cuoia per raggiungere le beatitudini dell’alto dei cieli; e i fanatici fondamentalisti che ammazzavano per suicidarsi spinti, incredibile a dirsi, dagli stessi motivi dei mistici: godere quanto prima delle gioie del regno dei cieli. Infine, in coda alla categoria dei malcontenti, c’erano gli autolesionisti, i depressi cronici, che vedevano tutto nero e consideravano la Sfera su cui vivevano una Valle di Lacrime da lasciare quanto prima.
Di lì a poco, però, siccome dove vai vai le medaglie hanno sempre due facce, dopo i principi di etica morale vennero fuori quelli di etica economica. E furono cazzi amari (detto plebeo, ma esplicito).
Per vagliarli, fu indetto subito un G3 ( il vecchio G20 si era assottigliato e il nuovo era composto dagli unici tre continenti che , come da regolamento, detenevano il 90% del PIL globale e oltre l’80% del commercio internazionale ).
I Ministri delle Finanze e i Governatori delle Banche Centrali dei G 3, che decidevano anche per gli altri G, si riunirono e valutarono insieme gli effetti del trapianto totale.
Il beneficio che offriva alla comunità era indubbio ma occorreva verificare quanto questo beneficio conciliasse con gli imperativi dell’economia di mercato sociale, intesi come tutela della concorrenzialità, del profitto , dell’occupazione e della stabilità. I maghi della finanza, che quando vogliono possono, avevano già estratto dai loro cilindri tutta una serie di ammortizzatori sociali salva-reddito e avevano tamponato gli effetti della crescita demografica, già in atto per via dei progressi pregressi della medicina. Di più non si poteva fare.
Tuttavia misero mano ai numeri, fecero un po’ di conti e tirarono le somme.
Il risultato fu inequivocabile quanto sconfortante.
La voce più passiva, manco a dirlo, era costituita dagli anziani, dai 60 anni in su, che stando ai calcoli avrebbero scatenato una vera e propria “rivoluzione demografica”.
Conti alla mano, i 600 milioni di over del 2000 , calcolando il raddoppio naturale previsto ogni 5 anni, nel 2025 sarebbero stati 3 miliardi , circa un terzo della popolazione mondiale. E questo solo grazie al fatto che , graziaddio, ne crepavano una buona metà.
Ma se non ne fossero morti più, sempre graziaddio , e un po’ grazie anche a quel porco del maiale, cosa sarebbe successo?
La prima a commentare il risultato finale, fu la signora Cristina Laguardia, presidente della Banca Centrale di uno dei 3G, unica rappresentante del “sesso debole” (termine ancora in uso in questo Mondo immaginario per definire le donne, mentre nell’altro si era capito da tempo che era vero il contrario).
«Il solo aspetto positivo», disse la Laguardia, con un pizzico di perfidia «E’ che la previsione prevede una percentuale di sopravvivenza delle donne due volte superiore a quella degli uomini».(addio “sesso debole” anche qui?).
I colleghi maschi commentarono la boutade con un sorriso di circostanza , ma per scaramanzia si toccarono i rispettivi distinguo all’unisono.
«Tornando al punto», disse il Governatore più anziano . «Il problema da risolvere è riconoscere il diritto socio-etico alla vita, senza violare gli interessi dell’etica economica e della sua autonomia».
«Impossibile», decretò un giovane Ministro delle Finanze. « I due interessi sono inconciliabili. Una crescita così abnorme dell’età pensionabile colpirebbe a morte i nostri bilanci».
«Non moriremmo più di vecchiaia , ma di fame», aggiunse un altro Ministro, più sviluppato in larghezza che in altezza, perciò molto di parte.
«Non dimentichiamo che stiamo decidendo le sorti della società, ma anche la nostra personale », avvertì l’anziano, anche lui di parte.
Questo portò a una riflessione generale e l’aula piombò nel silenzio più assoluto.
A romperlo fu il governatore del G più pragmatico dei tre ,che balzò in piedi, eccitato.
«Ho la soluzione», annunciò. «Contingentare».
Gli astanti sgranarono gli occhi e lo fissarono interdetti.
«Avete sentito bene», replicò il pragmatico, fiero dell’idea partorita, che si affrettò a spiegare . «Contingentare, nel senso di bloccare la crescita sospendendo sine die le nascite».
Tutti (e anche noi) ci saremmo aspettati che , toccata sul suo, fosse la grand femme a replicare , invece madam Laguardia si limitò ad abbassare lo sguardo.
A replicare ci pensò il più anziano.
«Niente più figli, niente più nipoti», disse, quasi disgustato. «E che schifo di vita sarebbe?».
Il dibattito si riaccese. Si rimischiò il mazzo degli argomenti e si diedero nuovamente le carte ma, trovare una soluzione che salvasse capra e cavoli, erano cavoli. Occorreva prefigurare ogni possibile conseguenza presente e futura, nonché la responsabilità morale nei confronti dei posteri, al momento ancora previsti.
Alla fine , una soluzione saltò fuori. A estrarla fu proprio la Laguardia.
«Contingentare», disse, balzando in piedi ,eccitata.
Ancora ?- pensarono i colleghi, allibiti, guardandola come se fosse ammattita.
«Non sono così cogliona da proporre una proposta già bocciata», li ammonì madame, con raffinata prontezza. «Dico solo che bisogna fare di necessità virtù e scegliere il male minore». E spiegò la sua idea di base, che consisteva nel regolamentare, quindi contingentare, il trapianto totale consentendolo solo a quelle eccellenze indispensabili allo sviluppo dell’umanità: scienziati, grandi artisti, luminari della medicina, grandi filosofi, magnati dell'industria, inventori, geniali economisti. «E tutti gli altri? », chiese qualcuno.
Madame Laguardia allargò le braccia e si strinse nelle spalle, significativamente.
«Sarebbe come legalizzare la condanna a morte», obbiettò un altro, nettamente contrario.
«Dov’è il problema?», disse il G pragmatico. «Non è quello che abbiamo già fatto con eutanasia e aborto !?».
«Non dica fesserie», replicò la Laguardia, rifiutando il suo appoggio e fulminandolo con uno sguardo femminista (molto più fulminante di quello normale) , e concluse.
«Riflettiamoci perché questo ci consentirebbe di evitare la catastrofe economica senza però rinnegare in toto le prospettive di vita offertici dalla scienza».
«Temo che sia incostituzionale», disse il membro più anziano. «Il diritto alla salute, e quindi alla vita, è ai primi posti nella recente Costituzione Globale che abbiamo riscritto per dare un taglio col passato».
Furono tutti d’accordo e all’unanimità, come si dice quando capita che siano tutti d’accordo, decisero di sospendere la seduta e di consultare la Corte Costituzionale per valutare se ci fosse o meno una via d’uscita.
Il risultato, quasi scontato, fu che si poteva fare, ma solo apportando una modifica sostanziale alla Costituzione, che toccava al Governo Centrale .
I politici in carica, facendo per la prima volta due scelte epocali, impopolarità e tempi brevi, apportarono la modifica necessaria con un solo articolo, e senza neanche un comma.
Per passare poi dal dire al fare , si fece un decreto attuativo, strumento essenziale per rendere esplicite le modalità di applicazione di una legge (anche se spesso, quasi sempre, i decreti attuativi risultano ancora più incomprensibile della legge stessa). Ma questo avviene solo nel Mondo reale. In questo, invece, che è immaginario, il fare si fece presto e bene.
Chi aveva i requisiti indispensabili per ottenere il diritto al trapianto totale, si guadagnava l’immortalità , mentre tutti gli altri restavano come sempre in quota alla Signora delle Tenebre ; e questo per prevalenti e inderogabili motivi di natura economica, che di fatto facevano retrocedere il diritto alla salute , e quindi alla vita, al di sotto del PIL , acronimo di Prodotto Interno Lordo, ma la gente comune capì subito che voleva dire anche Prendetevela In quel Loco.
Per disciplinare la materia, e valutare di volta in volta chi avesse diritto al salva-vita e chi no, venne nominata un’apposita Corte, detta appunto Corte di Cessazione , costituita dai membri della Fondazione Sibel, l’istituzione che ogni anno assegnava l’omonimo premio a chi apportava i maggiori benefici all'umanità nei vari campi dello scibile umano.
(Si direbbe una vicenda tragicomica, solo che spesso la commedia cede il posto al dramma per evitare la tragedia, come in questo caso). Erano già un paio di mesi che la nuova norma salva-vita era in vigore, ma tutte le eccellenze che potevano usufruirne godevano ottima salute e ancora non c’era stata alcuna richiesta. E anche malumori e mugugni della stragrande maggioranza degli esclusi erano via via scemati. La gente aveva compreso la pregiudiziale economica del provvedimento per cui, tra il rischio di dover stringere la cinghia nell’immediato per una prospettiva futura, decisero di far prevalere le ragioni della pancia e scelsero la pagnotta. (“meglio l’uovo oggi che la gallina domani”, avrebbero sintetizzato quelli dell’altro mondo ).
E fu così che , rimosso ogni risentimento residuo, il popolo si appassionò e seguì con particolare trasporto la prima richiesta del benefit salva-vita sottoposto all’esame della suprema Corte di Cessazione.
Una vicenda toccante.
Riguardava una giovane mamma ,sposata da poco con un brillante avvocato e incinta di un paio di mesi.
Si chiamava Eva Eden, aveva una laurea in chimica , presa col massimo dei voti, e lavorava nel laboratorio del suo docente universitario, un insigne chimico supramolecolare impegnato nella ricerca sui propellenti solidi per i voli spaziali. Circostanza, questa, rivelatasi decisiva per salvare Eva da sicura morte a causa di un tumore invasivo e devastante che le era esploso in testa.
Subito dopo l’infausta diagnosi, infatti, Eva e il professore avevano miracolosamente concluso con successo la ricerca cui stavano lavorando da tempo: un nuovo composto chimico che avrebbe consentito la messa in sicurezza e quindi l’impiego nei voli spaziali di un propellente solido a basso costo, prima soggetto a esplosioni incontrollate e perciò inutilizzabile.
La scoperta era di quelle che apportava un beneficio notevole alla comunità , sempre più interessata a ridurre i costi dei voli spaziali.
Le nuove prospettive di vita avevano dato un’accelerazione all’incremento demografico così palpabile che, il trasferimento su altri pianeti, da aspettativa utopistica cominciava a diventare sempre più probabile, e anche più urgente.
La scoperta dei due chimici,quindi, abbattendo di molto i costi, incrementava la frequenza dei voli, a tutto vantaggio di eventuali traslochi futuri.
In men che non si dica i membri della Corte di Cessazione concessero il benefit salva-vita previsto sia al professore sia a Eva, che poté usufruire subito del trapianto totale e salvarsi insieme alla creatura che aveva in grembo.
E qui la vicenda si complica ma ci porta dritti dritti al finale , che poi contiene il succo del racconto.
Com’è noto , quando nel Mondo reale viene promulgata una nuova legge, c’è sempre qualcuno che pensa a come aggirarla, e spesso ci riesce anche. Da qui il detto 'fatta la legge , trovato l’inganno'.
Questo può accadere anche in un Mondo immaginario?
In questo dove ci troviamo sì.
L’idea era venuta a Christian , il brillante avvocato marito di Eva che, per salvare la giovane moglie e anche la creatura che stava germogliando nel suo grembo, progettò il raggiro della legge. Decisiva fu la piena disponibilità dell’insigne chimico che, toccato umanamente dalla situazione, accettò di condividere con l’assistente il merito della scoperta, che in realtà era solo farina del suo vetusto e sapiente sacco. Il problema fu che, anche su questa Sfera immaginaria il Diavolo faceva le pentole ma non i coperchi. Questo per dire, con l’immediatezza dei proverbi, che l’inganno alla legge saltò fuori , anche se a cose fatte, e creò un problema così epocale da determinare una conclusione della vicenda impensabile.
A farlo esplodere, fu una collega di Eva, a cui il vetusto professore, che spesso si giaceva con lei, aveva promesso il benefit poi dirottato su Eva per i motivi di salute sopravvenuti, obiettivamente più drammatici e più urgenti.
Sul momento, la signorina aveva condiviso le motivazioni e aveva ceduto volentieri il posto alla collega, anche in ragione del fatto che per lei, non avendone bisogno immediato, era un investimento per il futuro. Qualche tempo dopo, però, la bambolina ci aveva ripensato. Aveva minacciato di spifferare l’inciucio e , in cambio del suo silenzio, chiese al vetusto amante una consistente ricompensa in denaro.
Il professore, deluso dal voltafaccia della Barbie, che ingenuamente riteneva innamorata di lui alla follia, rifiutò il ricatto, sdegnato. Ma la diavoletta, furba, aveva registrato il colloquio e con in mano quella prova denunciò il misfatto.
La questione passò dalla Corte di Cessazione, non più competente, all’Alta Corte Intercontinentale di Giustizia , da tempo presieduta da un giudice unico voluto dal Governo Centrale per accorciare i tempi dei processi che prima andavano avanti alle “calende greche” ( espressione idiomatica per dire che duravano ancora tanto come nel Mondo reale ).
Il processo fu affidato a uno dei giudici monocratici più anziani, balzato spesso agli onori della cronaca per il suo temperamento stravagante ma uomo di legge con grande senso della giustizia e consumata esperienza giuridica. Quello che serviva per discutere un caso non solo legale ed etico, ma anche atipico, mai contemplato prima da alcuna giurisprudenza al mondo.
Dati questi presupposti, il processo fu definito dai media “Processo del Secolo” , tanto che, nella certezza che avrebbe richiamato l’attenzione globale, fu allestito nel Palazzetto dello Sport , il cui anello principale fu interamente riservato ai fotoreporter e alle tv di tutta la Sfera, attratti dalla eccezionalità e dalla profondità dei temi dello scontro: Progresso Scientifico- VS - Economia ; Diritto alla vita - VS- Prodotto Interno Lordo.
La posizione del professore, a giudizio per il reato di favoreggiamento, fu discussa per prima e si risolse alla prima udienza.
La tesi dell’accusa, che chiedeva l’immediata esclusione dal benefit salva-vita dell’illustre chimico, fu contestata dalla difesa che, pur ammettendo il favoreggiamento, sostenne che il benefit era comunque un diritto acquisito , anche in virtù del fatto, incontrovertibile, che la modalità con cui era stato ottenuto, cioè la scoperta, era più che valida.
Il Giudice accolse la tesi della difesa e confermò il benefit al professore mentre, in merito al favoreggiamento decise di giudicarne la gravità successivamente, cioè dopo l’esame del reato commesso dall’imputato principale: Eva Eden.
Com’era ovvio aspettarsi, la difesa di Eva fu assunta dal marito che, nonostante la giovane età , aveva già portato a casa un bel po’ di sentenze favorevoli.
La pubblica accusa, rappresentata da un PM donna dalla folta chioma rossa, eccitata dall’eccezionale vastità della platea davanti alla quale aveva l’occasione di esibire la propria funzione, partì a testa bassa.
Con piglio deciso sostenne che l’imputata, accaparrandosi con l’inganno un diritto enorme come la vita , che nella fattispecie non le spettava , aveva commesso un reato che andava ben oltre la truffa o il raggiro.
Chiese che fosse sanzionato in maniera esemplare e concluse invitando l’anziano Giudice, con tono quasi intimidatorio, a non farsi condizionare in alcun modo dalle motivazioni umanitarie che lo avevano ispirato.
Il Giudice fece finta di non sentirla per carità cristiana e diede la parola a Christian che, a sorpresa , esordì con una premessa clamorosa che lasciò di stucco l’intera assise, oltre alla Stampa e al pubblico presente.
Si dichiarò d’accordo in tutto e per tutto con la rossa dell’accusa e chiese al Giudice che la moglie fosse punita con la pena di morte.
L’aula ammutolì.
Nel silenzio generale si sentì solo il crepitio delle macchine fotografiche che, all’unisono, inquadrarono l’avvocato nei loro mirini, e lo crivellarono con una raffica di scatti, mentre il Giudice, sgranò tanto d’occhi e fissò il difensore come se si fosse ammattito di colpo.
Christian lo rassicurò con un mezzo sorriso sornione e motivò la richiesta argomentandola con studiata competenza.
Disse che la sua assistita , essendosi appropriata di un diritto (la Vita)che non le spettava, si equiparava al resto degli esclusi e di conseguenza doveva subire la medesima sorte. Con un’unica differenza; che lei, non potendo più morire di morte naturale come gli altri, doveva necessariamente subire la pena capitale.
Il Giudice, battendo sul tempo la rossa, ricordò alla difesa con leggero sarcasmo che nel loro ordinamento giuridico la pena capitale non era più prevista da secoli. «Allora, in subordine», rispose Christian, con aria acuta.« Faccio appello all’unico diritto della Costituzione ritenuto “fondamentale”, secondo cui una norma che salva la vita ad alcuni escludendo altri non può trovare applicazione. Emanare, come è stato fatto, una legge in contrasto con la legge che, per legge, è stata concepita come legge uguale per tutti , oltre che un chiaro vulnus costituzionale è anche un delitto grave. O tutti o nessuno. Pertanto chiedo..».
«Obiezione, vostro onore, obiezione», lo interrupe la PM, con le gote infiammate quasi al pari della chioma. Ma il Giudice la respinse e invitò la difesa a concludere.
«Pertanto..», proseguì, Christian.« A nome della mia assistita, chiedo che questo tribunale appuri la legittimità costituzionale del benefit salva-vita per pochi, e non per tutti, sottoponendolo al vaglio della Corte Costituzionale».
La PM, paonazza, fece obiezione con più forza e il Giudice l’accolse, dandole la parola.
«Il provvedimento restrittivo è stato tradotto in legge per ragioni di forza maggiore», gracchiò.
Il Giudice confermò.
«E’ scaturito da scelte politiche, adottate dalla globalità del parlamento del governo centrale», sentenziò.
«In altre parole», dedusse Christian. « Il potere politico e quello economico hanno forzato la mano dei costituzionalisti spingendoli ad approvare una norma anticostituzionale».
«Le ragioni di Stato», replicò il Giudice, stringendosi nelle spalle .«Sono scelte di natura politico-economica che la legge affida alla discrezionalità dei governi, e pertanto esigono il rispetto del giudizio di legittimità costituzionale».
L’argomentazione non faceva una piega , ma non per Christian, che conosceva a fondo la materia e la contestò, anche se con il dovuto tatto.
«Chiedo venia, vostro onore », disse. «Ma non vi è alcuna zona franca che escluda il vaglio del giudice di costituzionalità, specie in presenza di una evidente e incostituzionale disparità di trattamento , come è nel nostro caso. Sentenza numero 188 del 2015».
Si avvicinò al banco, consegnò al Giudice la sentenza appena citata e concluse.
«Pertanto, rinnovo la richiesta di sottoporre nuovamente la questione ai giudici costituzionali ».
Era il suo asso nella manica.
Se i giudici competenti avessero ritenuto incostituzionale la legge salva-vita, Eva sarebbe stata assolta in virtù del fatto che non si poteva considerare reato la violazione di una legge che , a sua volta , violava la Costituzione.
La PM dai capelli rossi, che nel frattempo era diventata talmente rossa anche in viso da sembrare appena rientrata dalle Maldive (che c’erano, anche se non si chiamavano così), si oppose ancora una volta, ma il Giudice, dopo un’occhiata alla sentenza citata dalla difesa, accolse la sua richiesta e la legge salva-vita venne rinviata alla Corte Costituzionale per il riesame.
A questo punto, per farla breve, caduta la pregiudiziale delle ragioni di forza maggiore era evidente che la legge salva-vita creava disparità di trattamento. I giudici costituzionali ne presero atto e ne dichiararono l’illegittimità .
Il processo riprese con un clamore ancora maggiore ma, date le circostanze sopravvenute, il Giudice tagliò corto e mandò assolti sia Eva che il professore in ragione del fatto che non potevano essere perseguiti per un reato che non era più un reato.
«In quanto alla legge salva-vita», aggiunse , il Giudice. «Questa corte sopprime la discriminante del trapianto totale concesso solo ad alcuni,ma ciò non significa che in automatico ne consente l’accesso a tutti per legge …».
Era quello che più premeva all’opinione pubblica e ci fu un coro di proteste, che il Giudice si affrettò a tacitare battendo più volte il martelletto sul tondino in legno.
«Quella è una decisione che non spetta a questo tribunale », chiarì. «Spetta al governo centrale, alla politica; e alla politica la rimetto mentre, siccome è nelle mie facoltà, posso esprimere nel merito del caso esaminato ciò che questo tribunale ritiene utile alla giustizia e al popolo».
La platea si fece subito attenta. Data la nota eccentricità dell’anziano giudice era facile intuire che stava per dirne una delle sue.
«Qui di fronte», disse il Giudice, indicando l’ingresso del palazzetto. «Quand’ero ragazzo, c’era una formazione rocciosa naturale; un masso grande e altri meno, ammucchiati uno sull’altro, che a guardarli da lontano sembravano dei bambini aggrappati alla loro mamma. A volte, poi, quando di notte tirava vento, il soffio s’infilava tra le pietre e ne emergeva una specie di suono che si riverberava su tutto l’abitato. Gli antichi dicevano che quel suono era la voce di madre natura. Un fenomeno che c’era sempre stato, sin dalla notte dei tempi, e ci trasmetteva certezze e serenità. Poi un bel giorno, per decisione di pochi, al posto della formazione rocciosa spuntò una Banca. Se invece avesse potuto decidere l’intera cittadinanza quel nucleo familiare in pietra sarebbe ancora lì. Ragion per cui, questo tribunale, preposto ad amministrare la giustizia, ritiene giusto che a decidere del bene comune sia sempre il cittadino».
Colpì con un colpo secco di martelletto il tondino di legno e chiuse l’udienza.
Governo Centrale e opposizione, colsero al volo l’assist dell’anziano Giudice, che li sottraeva dall’incombenza di dover decidere sulla legge salva-vita, e passarono la patata bollente al popolo con un apposito referendum(una genialata alla Pilato dell’altro mondo). O la borsa (la già citata pagnotta) o la vita. Era cambiato l’ordine dei fattori ma il quesito di fondo restava quello. Con il “Si” la cittadinanza avrebbe scelto l’immortalità, con il “No” vi avrebbe rinunciato definitivamente.
Fu decisa la data della consultazione e , nell’attesa, Stampa, Televisioni e Social fecero da cassa di risonanza ai vari schieramenti che da un capo all’altro della Sfera scesero in campo per dire ciascuno la propria: parti sociali, comunità scientifiche, politici, analisti, sindacati, economisti. Cui si aggiunse il think tank di filosofi, sociologi , psicologi e teologi , portatori di tematiche e valori meno pratici ma non meno importanti.
Gli aspetti della questione erano tanti e tante furono le opinioni che emersero per orientato il voto. Gli economisti, ribadirono la loro netta contrarietà. Elencarono le conseguenze nefaste sulla tenuta sociale già note, ma rincararono la dose ipotizzando scenari d’impoverimento globale che impressionarono molto.
Il Governo Centrale, com’era prevedibile, condivise in pieno.
«Quando un’innovazione può creare maggiori problemi di quelli che si propone di risolvere», declamò in parlamento il leader della compagine governativa maggioritaria.
«E’ dovere di chi si occupa della Res Pubblica tutelare la società».
Le opposizioni si opposero (anche questo prevedibile) e si coalizzarono (questo meno prevedibile) annunciando un’ offensiva senza precedenti qual’ora si fosse interdetto il progresso della scienza medica per ragioni economiche.
«Una scelta scellerata e oscurantista», urlò in aula uno dei leader. «Che riporta indietro l’orologio della storia. Ma noi impediremo questo ritorno agli anni bui del medioevo». ( evidentemente l’anno 1000 c’era stato anche da questa parte ).
Le comunità scientifiche, direttamente coinvolte, appoggiarono in pieno questa posizione. Anche i Tre monoteisti, da sempre diffidenti nei confronti della scienza, per la prima volta nella Storia di questo e di quell’altro mondo, condivisero , ma lo fecero perché tanto, con la storia del miracolo, avevano già messo il proprio cappello sull’innovazione ( cappelli di foggia curiosamente in uso anche nell’altro mondo: Tiara, Zucchetto e Kufi ).
Gli psicologi sollevarono sostanzialmente problemi di tenuta della psiche e invitarono la gente a riflettere se erano preparati mentalmente a una mutazione così radicale della propria esistenza. Il rischio era che , una dimensione di vita così inedita, non collaudata nel tempo come quella abituale, creasse più ansie e insicurezze esistenziali di quelle esistenti e contribuisse a destabilizzare del tutto un equilibrio psichico già piuttosto traballante.
Sociologi e antropologi, invece, partirono dalla costatazione che i progressi tecnologici , sanitari e scientifici ottenuti sin’ora li aveva migliorati dal punto di vista pratico, ma non c’era stata una pari crescita morale, anzi. E questo metteva in serio dubbio l’utilità stessa dell’evoluzione. Da qui la convinzione che forse era meglio frenare anziché accelerare.
I filosofi, andarono oltre. Posero l’uomo al centro della creazione ma sostennero che l’Homo Sapiens Sapiens (quello moderno) stava perdendo di vista quella sua collocazione originaria, snaturando se stesso. Nel senso che , avendo acquisito un potere scientifico enorme aveva cominciato col voler dominare la natura. Solo che non lo faceva in accordo con lei, ma manipolandola in maniera sempre più aggressiva, come se avesse scordato che lui era un suo prodotto e non aveva un ruolo autonomo. La natura invece lo aveva e in virtù di quel ruolo poteva contrattaccare, come aveva già cominciato a fare. (il riferimento era a disastri ambientali curiosamente simili a quelli dell’altro mondo: riscaldamento globale, inondazioni, desertificazione e terremoti sempre più devastanti).
L’affluenza alle urne sfiorò il 98%. Un risultato inaspettato, anche se data la posta in gioco c’era da aspettarselo. Durante lo spoglio dei voti , il mondo si fermò e s’inchiodò davanti agli schermi televisivi in attesa del risultato finale, che sarebbe stato proclamato in mondovisione dal Presidente del Governo Centrale con la lettura dell’apposito decreto che lo ufficializzava .
Ovviamente ci fu chi si augurò la vittoria del “No” e chi quella del “Sì”, ma anche una maggioranza che, pur avendo votato per l’una o per l’altra opzione , aveva acquisito una tale consapevolezza esistenziale che ebbe seri dubbi su cosa augurarsi. Normale.
( anche in questo Mondo, come nell’altro, quando si è in piazza, magari ad urlare insieme ad altri, si pensa in un modo ma poi, quando si è da soli , a letto, in attesa di un sonno ristoratore, si fanno altre considerazioni ).
A mezzanotte precisa, concluso lo spoglio, il Presidente si presentò davanti alle telecamere e lesse il suo decreto in mondovisione.con il tono solenne che la circostanza richiedeva.
«Il popolo sovrano», declamò, «con una schiacciante maggioranza che ha sfiorato l’unanimità , ritiene, oltre ogni ragionevole dubbio, che a decidere della vita e della morte non sia l’uomo, pur meritevole dell’eccellente risultato scientifico raggiunto ma chi, partorendo la vita, ci ha messo al mondo (in questo e anche nell’altro). La madre di tutti noi: Madre Natura».
Punto.
Ed Eva? Che ne fu di Eva?
Non è dato saperlo , ma non si può escludere che rimase l’unica donna destinata a vivere in eterno, a differenza della prima : l’Eva dell’ altro mondo, che si era giocata quell’ opportunità per un peccatuccio di gola.
Se fu solo di gola.
Ahahahahahahahaah!!! (la mefistofelica risata è del Serpente )

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