Quella Notte che la Madonna...

Una notte magica, densa di mistero, in un'antica città di mare del Sud, nel giorno di mezzo di una Settimana Santa.

IL QUOTIDIANO E LO SCRITTORE

Mi mandi qualcosa sulla settimana Santa?», chiede La Gazzetta allo scrittore.
«L’attualità raccontata?», chiede lo scrittore.
«Un po’ come hai fatto con Fiat Voluntas Sua», conferma La Gazzetta.
«Dove hai incartato con la fantasia della metafora un tema attuale come il corona visus».
«Ci penso», risponde lo scrittore.
«Magari un po’ più corto dell’altro», precisa il quotidiano, ricordando le quattro puntate del racconto precedente.
«Okay», assicura lo scrittore,divertito.
Chiude. Si mette a pensare e gli viene in mente un’idea per raccontare qualcosa sull’attualità della Settimana Santa. E’ un fatto realmente accaduto. Anzi, che accade da anni e che solo una iattura come il corona virus poteva impedire che accadesse anche quest’anno. C’è solo un problema , che è un fatto autobiografico, e lo scrittore non si è mai cimentato in questo genere , cioè raccontare qualcosa che gli è accaduta davvero. Ha sempre preferito lavorare di fantasia. Bisognerebbe conciliare le due cose. Si può? Lo scrittore ci prova, ma tocca al lettore decretare se c’è riuscito o meno. Buona lettura.

IL RACCONTO

QUELLA NOTTE CHE LA MADONNA…

E’ una notte magica, con un cielo senza stelle e un’aria densa di mistero, in un’antica città di mare del sud , nel giorno di mezzo di una settimana santa. Allo scoccare della mezzanotte, da una monumentale chiesa barocca esce la statua di una Madonna, accolta dai tre squilli di tromba di una marcia funebre struggente: Mamma.
E’una rappresentazione sacra.
Rievoca la storia di una madre che va alla ricerca del figlio, angosciata dal presentimento che sia stato ucciso dai cattivi. Cammina come sospesa in aria , passando sulle teste degli astanti a passo lento, lentissimo , ninnando su se stessa, scossa dalla sofferenza. In una mano ha il cuore trafitto, nell’altra un fazzoletto di pizzo bianco per asciugare occhi fissi e lucidi, dipinti perfettamente.
Ed ecco che all’improvviso, magicamente, quegli occhi fissi si animano, si muovono, come se cercassero qualcuno tra la folla.
Ma non sono gli occhi della Madonna a muoversi, sono gli occhi della Statua che interpreta quel ruolo da secoli, ben conscia di essere solo un simulacro, anacronisticamente vestita con un costume del ‘700 confezionato nella Napoli spagnola.
Ma chi sono costoro che la Statua cerca, mentre nazzica sulle spalle di un manipolo di uomini vestiti di nero?
E’ una combriccola, un gruppo storico, cui si aggrega di volta in volta qualche meteora, che da quasi quarantanni si parte da lontano per assistere a quell’evento pasquale.
La Statua li conosce uno per uno e ogni anno si diverte a osservarli mentre vanno su e giù per la processione (che se aspetti che ti passi davanti fai giorno), spinti da motivazioni precise. La prima, monitorare quantità e tipologia delle presenze, quasi un’indagine antropologica fai-da-te per poi scambiare tra loro riflessioni sul cambiamento generazionale che si percepisce di anno in anno. La seconda, confrontare intensità e autenticità della devozione espressa (o esibita) dai confratelli incappucciati rispetto alle edizioni precedenti. La terza, marcare stretto i Maestri delle due bande , quella che apre e quella che chiude la processione, sfiancandoli con gesti e occhiate eloquenti affinché si decidano ad eseguire le loro marce preferite: Mamma e Triste Ricordo. La differenza è che in questo caso non c’è solo il proposito di valutare l’esecuzione delle due classiche in repertorio, di cui sono grandi estimatori oltre che esperti. Ci sono altri motivi meno nobili.
Il primo è che da tempo hanno convenuto che Triste Ricordo sarà la marcia funebre destinata ad accompagnare uno di loro al camposanto. Una scelta esecrabile, ma condivisa dallo stesso interessato e motivata dalla certezza che quel titolo (Triste Ricordo) corrisponda perfettamente al ricordo che la moglie avrà di lui dopo il trapasso.
L’altro motivo, ancora più becero del primo, nasce dal fatto che nella cricca ci sono uno-barra-due elementi “giù di giri” che hanno sempre spinto per ridurre al minimo i tempi di permanenza. Di conseguenza, dopo anni di tira e molla, tempo fa hanno raggiunto l’accordo di porre l’esecuzione delle due marce come termine ultimo della permanenza.
Possibile che quest’anno abbiano saltato l’appuntamento ? – continua a chiedersi la Statua che, non vedendoli, comincia a temere che qualcuno di loro possa aver avuto problemi.
Si tranquillizzi la premurosa Statua. Niente di tutto ciò. Uno, perché non si può escludere che i nostri , inossidabili come sono , abbiano pattuito tacitamente di proseguire quella consuetudine anche in caso di defezioni. Due, perché tutti, o quasi, stanno bene. Solo che al momento, rispettosi come sono delle tradizioni, si attengono come sempre alle usanze del posto che impongono di precedere la visita alla processione con un’abbuffata di pesce, crudo e cotto, in uno dei ristoranti che affacciano sul mare o nella parte vecchia dell’ entroterra.

E qui, ogni anno, accade qualcosa la cui straordinarietà non sta nel fatto che accade da tempo, ma che accade in tempi decisamente in controtendenza con i tempi che corrono. I nostri hanno origini, caratteri, attitudini , studi , cultura, e professioni diversi che, loro malgrado, li tiene lontani, ma hanno un denominatore comune : hanno vissuto insieme un epoca in cui l’amicizia , come tante altre cose, era vera , così vera che non si sapeva nemmeno che fosse un valore. C’era e basta. E’ stato dopo, che si è dato valore alle cose quando queste un valore non ce l’avevano più. E così, quando i nostri si ritrovano insieme, oltre a strafogarsi , cazzeggiano e parlano di politica, si sfottono e si sganasciano rivangando momenti del passato in cui hanno fatto insieme cose belle , ma anche tante zingarate, come le puttanate fatte da uno o dall’altro, per cui, senza neanche rendersi conto, si ritrovano dentro una sorta di macchina del tempo che li riporta indietro cancellando il tempo trascorso.
E non è un prodigio. E’ un appuntamento per dare un senso vero alla vita.

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